Si tratta in questo caso di un intervento su uno dei fenomeni più eclatanti di feticismo moderno, probabilmente tra i più praticati al mondo: la pagana venerazione della statua di Giulietta nell’omonimo cortile nella casa di Verona in via Cappello visitata da 2 milioni di persone l’anno. Questa statua di modesto valore artistico e priva di valore storico, è quotidianamente oggetto di attenzione morbosa da parte di migliaia di persone, che ne accarezzano il seno come portatore di buona sorte: rituale conosciuto da tutte le coppie di fidanzati arrivate da tutto il mondo per questo gesto scaramantico.
Henjam dopo aver formalizzato con il comune ciò che concerne i diritti di proprietà del manufatto, ottiene dall’amministrazione dei beni pubblici di Verona l’autorizzazione a prendere il calco della mammella. Tutto viene documentato fotograficamente per confermare l’autenticità dell’operazione. Henjam però non si limita al calco della mammella ma, cosciente dell’irripetibilità dell’occasione, fa l’impronta anche della parte inferiore del viso e del piede.
Viene così riprodotto in gesso il calco della mammella, del piede e della bocca della statua, creandone delle matrici del feticcio.
Con il calco della bocca viene realizzata l’opera monumentale “mamavanonmavava” di certo l’opera più ermetica di Henjam. Si tratta di 12 pezzi identici in pasta di porcellana giallo cadmio dalla forma di fetta di torta. Le 12 fette unendosi vanno a formare una torta nuziale riccamente decorata.
La torta nunziale destinata idealmente all’unione della sventurata coppia rivela in realtà una doppia identità in totale contrapposizione al carattere effimero della dolce pietanza. Ogni fetta di torta, che è identica alle altre ed è riproducibile infinite volte, è la maschera funebre di Giulietta (o meglio sarebbe dire del suo feticcio) a eterna memoria dell’amaro prezzo per l’immortalità: la morte del corpo.
Dal mito al feticcio attraverso la simulazione fino alla sua clonazione. Può funzionare? Ecco in sintesi il triplo salto mortale o la stravagante pratica alchemica messa in atto da Henjam con questo lavoro.
Dalla riproducibilità tecnica delle immagini all’era della riproducibilità di massa dei feticci potrebbe essere lo scherzo lessicale suggerito da Henjam, parafrasando Benjamin.
L’opera in realtà non è mai stata allestita in pubblico e pochissime persone l’hanno mai vista, quasi fosse accompagnata da una sorta di maleficio, conserva e coltiva quell’aura di sventura e mistero che caratterizza la vicenda narrata da Shakespeare.
L’alone di sacralità del calco della mammella è ancora predominante e la sua nuda riproduzione ha già una sua forte valenza poetica.
Nel 2017 il calco della mammella della statua di Giulietta è stato ripreso da Henjam per dare vita all’opera “Keepintouch”.
Il gioco di parole tra l’invito a restare in contatto e l’azione del tocco scaramantico prende qui una valenza particolare. La scritta è infatti riportata come un mantra ripetuto all’infinito lungo un decoro circolare attorno a quella che dovrebbe essere l’accollatura dell’abito della fanciulla.
È una specie di merletto che si viene a disegnare in prossimità del suo seno e che diventa al tempo stesso una precisa richiesta di mantenere vivo il legame, di far durare il sentimento per sempre, anche dopo la morte.